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4° Stazione:

Gesù è rinnegato da Pietro

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Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 18,25-27)

 

Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: "Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?". Egli lo negò e disse: "Non lo sono". Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?".  Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

 

Meditazione

 

“Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò”, quante volte Pietro aveva creduto che fosse quello il suo destino: come i Maccabei e gli eroi dell’Antico Testamento, sarebbe andato incontro ad una morte gloriosa, proclamando la sua fedeltà a Dio e condannando i persecutori del suo popolo. Gesù, mostra ai discepoli che la strada da percorrere è segnata dall’ignominia e dall’umiliazione: davanti a questa prospettiva sconvolgente tutti fuggono via, tranne Pietro, che lo segue da lontano. L’amore per il Maestro lo conduce sino al cortile del palazzo dell’ex sommo sacerdote Anna, ma alla domanda della serva, egli non riconosce più Colui che ama: “Non conosco quell’uomo”. Pietro conosceva il Gesù osannato nel suo ingresso trionfale a Gerusalemme, quello del Tabor e dei miracoli, ma questo Gesù, che soffre ed è percosso e umiliato, non può riconoscerlo.  

Quante volte, Signore, anche noi non riusciamo a riconoscerti perché, preda della confusione, ci siamo lasciati prendere dalla paura, dalle passioni, dalla vanità.

Il canto di un gallo permette però a Pietro di ricordare, lacrime di pentimento purificano il suo sguardo che ora può riconoscere, nell’umiliazione vergognosa di Gesù, la piena manifestazione del mistero d’amore di Dio, accettando che sia Lui a morire per noi.

Concedi Signore anche a noi il dono delle lacrime, perché ti possiamo riconoscere e seguire, non tra gli onori e il successo del mondo, ma nelle esperienze dolorose della nostra vita, nell'insuccesso, nei falsi giudizi, nel rifiuto e nel disprezzo degli altri.

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